Osservo i gesti e interpreto le debolezze di ogni persona. Apro gli occhi all'incolumità dell'essere umano, cercando di andare oltre ogni malignità.

martedì 16 luglio 2013

VADO A PRENDERE UN CAFFE'


Le cinque e quaranta della sera, sono un po’ assonnata: devo consegnare un articolo e scrivo da troppe ore ormai. Vado nel bar più vicino a casa mia e mi siedo comodamente. Apro il mio PC e aspetto il cameriere per ordinare. Non arriva nessuno e non voglio essere sgarbata, mi rimetto a scrivere ma il tempo passa ed io non ho ancora bevuto un bel niente. Lo guardo: è tranquillamente dietro al bancone. Gli faccio un cenno, mi raggiunge e gli chiedo un Espressino, che qui in Salento è, per capirci, un cappuccino in tazza piccola di vetro. Il cameriere mi sorride e chiede scusa, pensava stessi aspettando qualcuno. Lui si allontana ed io penso tra me e me che non sono più in una grande città dove la normalità è vedere uomini soli che pranzano e cenano serenamente. Mesi dopo, ho imparato che qui, la gente, odia vederti andare in giro beandoti la tua solitudine, sarà perché un sud che si rispetti è cordiale oltre che caloroso ma questo lato buono della medaglia ne nasconde uno che a me proprio non va giù: io non sono triste e sconsolata, io ho scelto e scelgo di stare per i fatti miei, se non ho voglia! Soprattutto non capisco perché si percepisce il problema se è una donna a essere così indipendente o intraprendente da poter decidere di bere un caffè solo con i propri pensieri. Ogni giorno vedo uomini passeggiare da soli, a volte, parlare da soli… ma per l’uomo è normalità. In fondo in fondo forse hanno anche ragione.

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