Osservo i gesti e interpreto le debolezze di ogni persona. Apro gli occhi all'incolumità dell'essere umano, cercando di andare oltre ogni malignità.

mercoledì 2 gennaio 2013


Sono nata in una terra che m'invidiano in molti eppure non ci trovo nulla di coinvolgente, se non in alcuni attimi di lucidità nel capire che la terra rossa che calpesto e i muretti a secco che mi contornano, conservano una storia. Il problema che non vivo di storia passata, non io, e una volta compreso la mia origine, il presente non è mai così presente da farmi costruire un futuro, e così: gli alberi di ulivo mi sembrano malati, contorti e sottomessi, tanto da guardare la terra piuttosto che il sole, e per quel che mi riguarda, rappresentano le persone di questa terra così magica per tutti: il Salento. Il nome invece non mi riguarda affatto, perché un solo nome per una vasta superficie dovrebbe avere un senso se noi con i nostri tanti comuni, fossimo davvero così uniti da essere rappresentati con un solo nome. Invece ognuno ha il proprio dialetto, ognuno s' identifica con il proprio borgo, paesino, e c'è chi addirittura pensa che Lecce sia davvero una città. Qui in questo caro Salento amato dai turisti non ci sono mezzi che uniscono l'intero luogo, in quanto le ferrovie del Sud-Est non è un mezzo che ti permette di lasciare la macchina a casa per farti una serata ovunque tu voglia andare: l'ultima corsa è in un orario in cui la gente si accinge a cucinare per la cena. Altri mezzi non esistono se non d'estate col Salento in Bus, ma a meno che tu non voglia farti il giro del mondo per poi arrivare stremato a Gallipoli, non ne vale la pena. Riassumendo, chi non ha una propria macchina è fottuto. E per chi ha un auto non sempre è possibile fare come nel mio caso cinquanta km ad andare e cinquanta a ritornare, al giorno, oltre per la noia soprattutto per il costo della benzina. Che i monumenti, la natura, il mare siano spettacolari, è chiaro anche a me, ma non si vive di bellezze che ci hanno donato. Io ho bisogno di luoghi di ritrovo, di biblioteche all'avanguardia, di arte contemporanea, di qualsiasi cosa che mi metta a contatto quotidiano con una certa realtà che io chiamo Vita. Non sarà mai così evoluto il mio piccolo paese, ovvio, ma almeno trasformassero Lecce in un centro di alto livello culturale, per poi creare linee ferroviarie veloci o autobus che da tutti gli altri comuni portano a Lecce in tutte le ore del giorno e della notte. Solo in questo modo altre persone che vivono di questo contesto, potrebbero essere accontentate, e mi accontenterei anche io, incominciando ad apprezzare quello che gli altri m'invidiano. Ma ora no non è ancora il momento, ora penso alle mie giornate in Sala Borsa a Bologna, a leggere libri in un luogo fantastico, avendo intorno a me persone che silenziosamente si aggirano tra gli scaffali e mormorano titoli e storie. Gente che sembra aver sempre fretta di perdersi qualcosa, che con passi veloci cammina sotto i portici. E io apprezzo questa voracità, questo modo di mangiarsi la giornata, odio invece la calma di questo Salento, sembra non lavori mai nessuno. Nelle piazze sembra si sia fermato il mondo e questa sensazione invece di calmarmi, mi agita. Abiterei nel centro di una caotica città, perché io vivo se tutto intorno a me è vivo. Abiterei volentieri qui, se tutti la smettessero di dire che è un posto fantastico solo perché ci si riesce ancora a campare, non basta! Si vive una volta sola, oppure abbiamo già vissuto altre vite, ma ricordiamo solo questa, per questo non ci sto, non voglio solo campare. Voglio sognare, avere l'opportunità di realizzarmi, e soprattutto vorrei sentirmi libera anche qui.

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