Osservo i gesti e interpreto le debolezze di ogni persona. Apro gli occhi all'incolumità dell'essere umano, cercando di andare oltre ogni malignità.

sabato 15 novembre 2008

TREMANO LE VIOLE

Tremano le viole aggrappate ad una forte roccia, guardano il mare dall’alto e seguono il movimento delle onde spinte con forza dal vento.
Soffrono le viole perché nessuno se ne prende cura.
Sorridono le viole perché sicure della propria esistenza, guardando l’orizzonte che sembra non avere fine.
Ma ogni cosa finisce per finire, terminare e morire.
E al posto delle viole ci saranno altre viole perché nessuno è indispensabile, è solo apparenza la necessità di qualcosa o di qualcuno. L’essere basta a se stesso.
Tutto è già stato detto e anche in amore le parole sono sempre le stesse e si fa fatica a capire il cambio, a volte.
Si riempiono i vuoti d’animo con l’abitudine della quotidianità della relazione amorosa.
In condizioni ottimali e avendo l’opportunità di instaurare relazioni con nuovi soggetti, l’uomo dimentica in fretta la persona di cui un tempo non poteva fare a meno.
La vera trappola quindi è la quotidianità.
E nello stesso tempo e in ugual modo l’interruzione di questo meccanismo aiuta ad avere forti emozioni.
Questo perché l’uomo richiede della libera individualità, fonte di energia, necessaria per vivere al meglio il periodo di complicità.
Non ho mai visto una viola da sola, si ammirano in gruppo, anche se andando a fondo le radici sono indipendenti l’una dall’altra.
Rigide nel loro interno.
Libere nel loro esterno.

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