Lo stomaco mi rimprovera di aver fatto poco.
La pancia non sopporta il mio senso di colpa.
Il mio pensiero è fisso a quei giorni nella stanza dell’inferno, quando mio nonno mi guardava e mi diceva di portarlo via da lì.
Il mio cuore non ha mai sopportato così tanta ingiustizia, non voluta.
Ho cercato di parlare ma nessuno è stato convinto dalle mie parole, ero sola e sono sola, senza più le tue grandi mani senza più la tua voce e la tua grande presenza che ha riempito la mia infanzia di sicurezza, e grazie a quello che ancora resisto in questo schifo.
Osservo i gesti e interpreto le debolezze di ogni persona. Apro gli occhi all'incolumità dell'essere umano, cercando di andare oltre ogni malignità.
lunedì 30 marzo 2009
UN TITOLO NON BASTA PER PARLARE DI MIO NONNO

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